avvocato per successione ereditaria

Articolo di Antonio Strangio

Come si calcola la quota di legittima

calcolo quota legittima
avvocato per successione ereditaria
Articolo di Antonio Strangio

Come si calcola la quota di legittima

Quando si tratta di successioni ereditarie, uno degli aspetti più delicati è la determinazione della quota di legittima spettante agli eredi. Questo calcolo, che è una vera e propria operazione matematica, che può essere ricondotta a questa formula

(relictum – debiti) + donatum

La semplicità del calcolo, però, può rivelarsi ingannevole e nascondere alcune difficoltà. Il processo di determinazione della quota di legittima può rivelarsi complesso e insidioso, anche per i professionisti del settore. 

Sbagliare il calcolo della quota legittima può avere conseguenze rilevanti, sia per chi intende far valere i propri diritti che per chi deve difendersi da eventuali azioni legali. Per questo motivo, ho deciso di realizzare una guida dettagliata che vi farà comprendere come va effettuato questo calcolo, illustrando ogni fase con esempi concreti.

Seguendo le indicazioni fornite in questo articolo, sarai  in grado di effettuare il calcolo in maniera precisa ed efficace, evitando errori che potrebbero rivelarsi costosi.

Cosa s’intende per quota legittima e a chi spetta?

La quota legittima è una porzione di eredità che, per legge, deve essere necessariamente attribuita ai parenti più stretti del defunto, indipendentemente dalle disposizioni testamentarie. Questi parenti, chiamati “eredi legittimari”, includono:

  1. Il coniuge: al coniuge superstite spetta sempre una quota di legittima, che varia a seconda della presenza o meno di altri eredi legittimari.
  2. I figli: tutti i figli, sia legittimi che naturali, hanno diritto a una quota di legittima dell’eredità. La quota spettante a ciascun figlio dipende dal numero di figli e dalla presenza del coniuge.
  3. Gli ascendenti: in assenza di coniuge e figli, la quota di legittima spetta agli ascendenti del defunto, ovvero ai genitori e, in mancanza di questi, ai nonni e così via.

La legge tutela gli eredi legittimari, riservando loro una quota minima dell’eredità, appunto la quota legittima, anche contro la volontà espressa dal defunto nel testamento. Questo significa che il testatore non può disporre liberamente dell’intero patrimonio se ci sono eredi legittimari.

Nel caso in cui un legittimario non riceva, in tutto o in parte, la quota prevista dalla legge, ha il diritto di agire per recuperarla.

È importante sottolineare che la quota di legittima rappresenta una porzione minima dell’eredità, e che il testatore può sempre decidere di attribuire ai legittimari una quota superiore a quella prevista dalla legge.

Determinazione quota legittima: le 4 fasi indispensabili per evitare errori

Ora che abbiamo chiarito cos’è la quota di legittima e chi sono gli eredi legittimari, è il momento di affrontare l’aspetto più importante: come si calcola effettivamente la quota di legittima?

Sebbene il calcolo possa apparire un’operazione semplice, in realtà nasconde diverse complessità che possono mettere in difficoltà anche gli eredi più preparati. Per questo motivo, ho pensato di suddividere il processo in quattro fasi fondamentali, che ti aiuteranno a comprendere appieno come determinare con precisione la quota spettante a ciascun legittimario.

Analizzando nel dettaglio questi passaggi e facendo tesoro degli esempi concreti che li corredano, sarai in grado di padroneggiare il calcolo della legittima e di verificare se i tuoi diritti ereditari sono stati rispettati.

1 fase: formazione della massa ereditaria (relictum)

La prima operazione per calcolare la quota legittima è raccogliere e valutare tutti i beni posseduti dal defunto al momento della sua morte.

Bisogna quindi considerare tutti i beni di cui il defunto era proprietario alla data del decesso, sommandone il valore così come risultava in quel momento.

Anche se può sembrare insolito, la legge richiede che si faccia riferimento al valore dei beni al momento della morte del defunto.

2 fase: detrazione dei debiti ereditari

Una volta determinato il valore totale dei beni ereditari, è necessario sottrarre il valore dei debiti lasciati dal defunto, compresi quelli sorti a causa della morte, come le spese funerarie o quelle sostenute dagli eredi per accettare l’eredità con beneficio d’inventario, che sono a carico dell’eredità.

vanno sottratti anche i debiti che il defunto aveva nei confronti degli stessi legittimari, indipendentemente dal fatto che abbiano accettato l’eredità con beneficio d’inventario (mantenendo separati i patrimoni del defunto e dell’erede) o l’abbiano accettata in modo semplice e diretto.

3 fase: riunione fittizia delle donazioni

L’ultima operazione necessaria per determinare la quota di riserva spettante a ciascun legittimario è la riunione fittizia delle donazioni.

Una volta determinato l’ammontare del patrimonio del de cuius al tempo di apertura della successione e sottratti tutti i debiti, è quindi necessario sommare al risultato ottenuto il valore di tutti i beni di cui il defunto ha disposto nel corso della sua vita, a titolo di donazione diretta o indiretta, tenendo conto del valore dei beni oggetto di donazione alla data di apertura della successione. Questa operazione costituisce la cosiddetta “riunione fittizia”.

Con il termine “donazioni indirette”, mi riferisco a tutti quegli atti che una persona può fare allo scopo di arricchire (indirettamente, per l’appunto) un altro soggetto: lo scopo finale perseguito da chi compie l’atto è, dunque, lo stesso di chi fa una donazione diretta (ossia arricchire il beneficiario).

Per capirci: se un padre paga la casa formalmente intestata al figlio, si ha una donazione indiretta.

Devo precisare che la riunione fittizia è una mera operazione contabile, che non incide sulla proprietà dei beni già donati: i beni oggetto di donazione, pertanto, restano pur sempre di proprietà di chi li ha ricevuti in donazione e possono, tutt’al più, tornare a far parte della massa ereditaria a seguito dell’esito vittorioso dell’azione di riduzione, per il caso in cui sia necessario ridurre le donazioni stesse.

4 fase: individuazione delle quote riservate ai legittimari

A questo punto, completate le fasi precedenti, per calcolare la legittima e determinare la quota di eredità spettante a ciascun legittimario, è necessario seguire le disposizioni di legge: il Codice Civile stabilisce esattamente a quanto ammonta la quota riservata a ogni legittimario. Per farti comprendere come fa questo calcolo ti porto degli esempi.

Per esempio, in caso sopravvivono al defunto il coniuge più i figli, il Codice civile prevede che al coniuge vada un quarto del patrimonio come quota legittima mentre ai figli i due quarti da dividere in parti uguali. Del restante quarto il defunto poteva disporre liberamente.

Ipotizziamo che Marco lasci un patrimonio di 50 mila euro, nessun debito e donazioni per 50 mila euro in favore di un cugino. All’esito della riunione fittizia (patrimonio relitto – debiti + donazioni), abbiamo la somma complessiva di euro 100 mila.

Se sopravvivono a Marco sia la moglie che i figli (diciamo due figli, per semplicità) ecco che alla moglie dovrà andare la quota di un quarto del patrimonio di Marco, pari a 25 mila euro, mentre ai figli la quota di due quarti per complessivi 50 mila euro.

Il calcolo della legittima cambia a seconda di quali e quanti legittimari sopravvivono al defunto. Per ogni situazione il Codice civile prevede regole diverse.

Occorre sottolineare, infine, che ciascun legittimario che voglia fare il calcolo della legittima ad egli riservata, deve considerare nel calcolo le donazioni e i legati disposti in suo favore, salvo che sia stato da ciò espressamente dispensato.

Faccio un altro esempio.

Andrea, unico figlio di Bruno, defunto, si reputa leso nella propria quota legittima a causa della donazione che il padre ha fatto alla nuova compagna, Marica. Andrea ha fatto il calcolo della quota legittima a lui riservata giungendo a stimare che a lui spetti la complessiva somma di euro 70 mila a titolo di legittima. Andrea però non ha considerato che suo padre, in vita, aveva acquistato per lui una casa dal valore di 80 mila euro. Per la legge, come detto, Andrea avrebbe dovuto considerare questa donazione in suo favore ai fini del calcolo della legittima.

Un simile errore potrebbe costare caro nell’ottica di un eventuale contenzioso contro Marica.

Calcolo quota legittima: casi pratici ed esempi

Lo scopo di questo articolo è di facilitare la comprensione delle operazioni necessarie per il calcolo della legittima. Ai fini di una maggiore comprensione, credo che la cosa migliore sia procedere con degli esempi relativi ai casi più frequenti nella pratica.

Esempio 1: successione con coniuge e un figlio

Tra i casi più frequenti vi è quello della successione in cui rimangono solo il coniuge e un figlio.

Immaginiamo Giovanni, sposato con Maria e con un figlio, Andrea, che muore lasciando un patrimonio di 600.000 euro. Durante la sua vita, Giovanni aveva donato 100.000 euro a un amico, Luca. Secondo il Codice civile, Maria e Andrea hanno diritto ciascuno a un terzo del patrimonio totale. Il calcolo della legittima considera anche le donazioni fatte in vita: quindi, si parte dalla somma del patrimonio relitto (600.000 euro) più le donazioni (100.000 euro).

Il patrimonio su cui calcolare le quote è quindi di 700.000 euro. Maria e Andrea hanno diritto a un terzo ciascuno, ovvero 233.333 euro ciascuno, per un totale di 466.666 euro riservato a loro come quota di legittima. La parte disponibile, cioè la quota su cui Giovanni poteva disporre liberamente, è di un terzo, pari a 233.333 euro, e rientra nella donazione fatta a Luca, di euro 100.000.

Eseguito il calcolo per determinare la legittima, viene fuori che, in questo specifico caso, non c’è nessuna lesione della legittima.

Esempio 2: successione con più figli e nessun coniuge

Un altro caso molto frequente è quello in cui il defunto lasci a succedergli solo i figli.

Anche qui, un esempio può tornare utile per capire come si calcola la legittima.

Mario, vedovo con tre figli (Luca, Anna e Marco), muore lasciando un patrimonio di 700.000 euro in immobili. In vita, aveva donato 200.000 euro a un’associazione benefica. Si procede allora con la riunione fittizia delle donazioni al patrimonio relitto considerando che Mario non ha lasciato debiti.

Abbiamo quindi la somma complessiva di euro 900.000 su cui calcolare la legittima riservata ai figli. La legge prevede che, se al defunto sopravvivono solo i figli, essi hanno diritto, in quanto legittimari, a due terzi del patrimonio. Nel nostro caso, dunque, essi avranno diritto a complessivi 600.000 euro da dividere in parti uguali. La quota disponibile, cioè la parte che Mario poteva liberamente destinare a chiunque, è invece pari a un terzo del patrimonio (300.000 euro).

Neppure in questo esempio, considerato che i figli avevano diritto a complessivi 600.000 ed il padre ne ha lasciati 700.000 in immobili, sussiste alcuna lesione della legittima.

Esempio 3: successione con legittimari e beneficiari testamentari

Può accadere che la lesione della legittima avvenga in conseguenza di un testamento. In questo caso, per il calcolo della legittima, si applicano le medesime regole previste per i casi di successione senza testamento.

Si faccia il caso che Alfredo (vedovo e con un unico figlio, Filippo), alla data della sua morte, sia titolare di un patrimonio del valore di 500.000 euro, che abbia legato alla fondazione Bemba la somma di 100.000 euro e abbia istituito quale suo unico erede il nipote, figlio del fratello, Paolo (il quale dovrebbe, dunque, beneficiare di un patrimonio netto del valore di 400.000 euro). Si immagini, inoltre, che nel corso della sua vita Alfredo non abbia mai effettuato donazioni e non vi siano debiti.

Il Codice civile prevede che il figlio legittimario abbia diritto alla metà del patrimonio del genitore. In questo caso, dopo i calcoli per la riunione fittizia (patrimonio relitto – debiti + donazioni) viene fuori la somma di euro 500.000. Ecco allora che il figlio Filippo ha diritto ad ottenere metà del patrimonio (per un valore di 250.000 euro) e, a questo fine, potrà agire contro la fondazione ed il cugino Paolo per recuperare quanto a lui dovuto.

Quota di legittima e disponibile: facciamo chiarezza

A questo punto la distinzione tra quota legittima e quota disponibile dovrebbe essere chiara ma vale la pena ribadire questi concetti per maggiore chiarezza:

La quota legittima è quella parte del patrimonio che la legge riserva obbligatoriamente ai cosiddetti “legittimari”, ossia coniuge, figli e, in alcuni casi, ascendenti, garantendo loro una sorta di protezione in caso di disposizioni testamentarie o donazioni che potrebbero impoverire eccessivamente il patrimonio del defunto.

La quota disponibile, invece, rappresenta la parte di patrimonio che il testatore o donante può liberamente destinare a chiunque desideri, senza intaccare i diritti dei legittimari. Ad esempio, in presenza di un coniuge e un figlio, due terzi del patrimonio sono riservati come quota legittima, mentre il restante terzo può essere destinato liberamente a chiunque.

Comprendere bene la distinzione tra queste due quote è fondamentale ogni volta che si affronta il calcolo della legittima.

Lesione della quota di legittima: cosa fare se i tuoi diritti sono stati violati

Ora che hai imparato a calcolare la quota di legittima seguendo i passaggi illustrati in questo articolo, potresti esserti reso conto che i tuoi diritti ereditari sono stati lesi. Se ti trovi in questa situazione, la legge ti mette a disposizione due specifiche azioni per tutelare la tua posizione:

  1. Azione di riduzione
  2. Azione di restituzione

L’azione di riduzione è il principale strumento che la legge accorda a favore del legittimario leso nei suoi diritti relativi alla quota legittima, al fine di permettergli di far dichiarare inefficaci le disposizioni testamentarie e le donazioni che ledano i suoi diritti. Se accolta dal Tribunale, l’azione di riduzione rende inefficaci le donazioni e le disposizioni testamentarie lesive, considerando i beni oggetto di tali disposizioni come mai usciti dal patrimonio ereditario.

L’azione di riduzione ha quale unica funzione quella di rendere inefficaci le donazioni e le disposizioni testamentarie che siano lesive dei diritti dei legittimari. Essa permette al legittimario di far accertare al Tribunale se esiste la lesione della quota legittima e quale sia l’entità della stessa, oltre a far dichiarare, nei confronti del beneficiario delle disposizioni lesive, l’inefficacia delle disposizioni stesse.

Tuttavia, vale la pena precisare che la sentenza che accoglie l’azione di riduzione non produce il trasferimento al legittimario dei beni oggetto della disposizione (a mezzo testamento o donazione) che è lesiva della quota legittima. Per ottenere la restituzione dei beni, occorre esercitare una specifica azione davanti al Tribunale che si chiama, per l’appunto, azione di restituzione.

In merito puoi leggere il nostro articolo che parla di come comportarsi in caso di lesione di legittima. Oltre alle azioni giudiziali, i legittimari hanno a disposizione anche uno strumento stragiudiziale per tutelare i propri diritti: l’accordo di legittima. Per saperne di più su questo strumento, consulta il nostro articolo dedicato all’accordo di reintegro di legittima.

Dubbi sulla tua quota di legittima?

Calcolare la quota di legittima non è semplice, soprattutto quando nell’eredità ci sono debiti, donazioni indirette o legati a favore dei legittimari. In questi casi, avere il supporto di un esperto può fare la differenza tra un calcolo corretto e una disputa legale evitabile.

Se ti trovi davanti a un atto di un legittimario o hai bisogno di verificare la tua quota prima di agire, puoi contattarmi per una consulenza. Clicca sul pulsante qui sotto per saperne di più.

Hai bisogno di una consulenza in materia di successioni?

Domande frequenti sul calcolo della quota legittima

Quando si può fare valere il diritto alla quota legittima?

Il diritto alla quota di legittima sorge al momento dell’apertura della successione, cioè alla morte del defunto. I legittimari possono agire per ottenere la quota loro riservata se lesa da disposizioni testamentarie o donazioni.

La rinuncia all’eredità fa perdere il diritto alla legittima?

Sì, la rinuncia all’eredità comporta anche la rinuncia alla quota di legittima. Tuttavia, il legittimario può accettare l’eredità con beneficio d’inventario per tutelare la propria quota.

Come si impugna un testamento lesivo della quota legittima?

Il legittimario leso può proporre azione di riduzione entro 10 anni dall’apertura della successione per far dichiarare inefficaci le disposizioni testamentarie che ledono la sua quota.

La quota legittima si calcola solo sull’eredità o anche sulle donazioni?

Nel calcolo della quota di legittima si considerano non solo i beni facenti parte dell’asse ereditario al momento della morte, ma anche tutte le donazioni fatte in vita dal defunto.

Quali sono i diritti del coniuge sulla casa familiare?

Al coniuge superstite spetta sempre il diritto di abitazione sulla casa adibita a residenza familiare, anche se di proprietà esclusiva del defunto o in comunione con terzi. Tale diritto grava sulla quota disponibile.

Hai bisogno di una consulenza in materia di successioni?

avvocato per successione ereditaria
Avv. Antonio Strangio

Avvocato per vocazione, sono appassionato di diritto delle successioni e diritto di impresa. Materie su cui si focalizza la mia attività professionale. 

Argomenti

Leggi anche..