La collazione ereditaria impone che, alla morte di una persona, i figli, i discendenti e il coniuge che abbiano ricevuto donazioni durante la sua vita, le considerino ai fini del calcolo dell’eredità, così da assicurare una distribuzione equa del patrimonio tra tutti gli eredi.
Ad esempio se tuo padre ha donato una casa a tuo fratello e nulla a te, quella casa andrà comunque conteggiata nell’eredità. Se tua madre ti ha dato 50.000€ per comprare un’auto mentre ai tuoi fratelli nulla, quei soldi andranno considerati nella divisione finale.
In questo articolo ti spiego in modo molto pratico:
- Cosa succede esattamente alle donazioni quando muore chi le ha fatte
- Chi deve restituire cosa, e chi è esente da questo obbligo
- Come si calcolano i valori da riportare nell’eredità
- I metodi legali per evitare di perdere ciò che hai ricevuto in donazione
Cos’è la collazione ereditaria?
La collazione ereditaria rappresenta l’obbligo giuridico per cui, al momento dell’apertura della successione, i figli, i discendenti e il coniuge che abbiano beneficiato di donazioni in vita, quali immobili, somme di denaro o altri beni di valore, sono tenuti a imputarne il valore alla massa ereditaria, al fine di garantire una distribuzione patrimoniale equa e conforme ai diritti di tutti i coeredi.
La collazione funziona, quindi, come una sorta di “pareggio dei conti” tra eredi al momento della divisione, affinché nessuno venga avvantaggiato dalle donazioni ricevute in vita a discapito degli altri coeredi.
L’art. 737 del Codice civile definisce così la collazione ereditaria:
“I figli e i loro discendenti ed il coniuge che concorrono alla successione devono conferire ai coeredi tutto ciò che hanno ricevuto dal defunto per donazione direttamente o indirettamente, salvo che il defunto non li abbia da ciò dispensati.“
In sostanza, la legge ci dice che se un figlio o il coniuge hanno ricevuto donazioni in vita dal defunto, se ne dovrà tenere conto per garantire un’equa divisione del patrimonio tra tutti gli eredi.
Se però il defunto ha scritto nell’atto di donazione o nel testamento che chi ha ricevuto il bene non deve considerarlo nel calcolo dell’eredità, la collazione non si applica. In questo caso si parla di “dispensa dalla collazione”.
A cosa serve la collazione?
La collazione ereditaria nasce per garantire l’equilibrio tra gli eredi, evitando che attribuzioni patrimoniali effettuate in vita dal defunto possano alterare la corretta ripartizione dell’asse ereditario.
Senza questo meccanismo, chi abbia ricevuto donazioni rilevanti per valore o natura si troverebbe a beneficiare di un vantaggio ingiustificato rispetto agli altri coeredi.
La legge stabilisce quindi che, al momento della successione, il patrimonio del defunto venga ricostruito in via ideale, includendo anche quanto donato in vita ai soggetti obbligati alla collazione, così da consentire una divisione equa e conforme ai diritti di ciascun erede.
Cos’è la massa ereditaria e perché è importante nella collazione
Per capire bene la collazione, è fondamentale chiarire cosa si intende per massa ereditaria:
è l’insieme di tutti i beni, diritti e rapporti giuridici che facevano capo al defunto e che, dopo la sua morte, passano agli eredi.
Con la collazione, la massa ereditaria viene idealmente ricostruita (massa di calcolo), aggiungendo ai beni rimasti alla morte (relictum) anche le donazioni fatte in vita (donatum).
Le quote ereditarie si calcolano su questa somma complessiva, tenendo conto di quanto ciascun erede ha già ricevuto.
Collazione ereditaria: esempio pratico
Immaginiamo il caso di Vincenza, che lascia due figli, Mario e Cristian.
In vita, Vincenza ha donato a Mario un appartamento del valore di 300.000 €. Alla sua morte, l’asse ereditario residuo è di 400.000 €.
Per calcolare le quote ereditarie, si considerano tutti i beni, inclusi quelli già donati:
Massa di calcolo della collazione:
Patrimonio residuo + Donazioni = Massa ereditaria totale
400.000 € + 300.000 € = 700.000 €
Quota spettante a ciascun erede:
Massa ereditaria totale ÷ Numero eredi = Quota individuale
700.000 € ÷ 2 = 350.000 €
Quanto riceverà effettivamente ciascun erede:
- Mario: 350.000 € – 300.000 € (già ricevuti) = 50.000 €
- Cristian: 350.000 € (intera quota dai beni residui)
In pratica, l’appartamento non rientra fisicamente nella divisione, salvo conferimento in natura, ma viene conteggiato per riequilibrare i valori.
Differenza tra collazione e azione di riduzione
Non bisogna confondere la collazione con l’azione di riduzione, anche se entrambe mirano a riequilibrare la distribuzione dell’eredità.
La collazione opera solo tra coeredi, ossia figli, discendenti e coniuge, e serve a garantire un’equa ripartizione dell’eredità. Se un erede rinuncia all’eredità, non deve collazionare nulla.
L’azione di riduzione, invece, tutela il diritto alla quota di legittima quando questa viene lesa da donazioni o disposizioni testamentarie. Può essere esercitata anche contro soggetti estranei alla successione.
In altre parole, mentre la collazione riequilibra i rapporti tra coeredi, la riduzione protegge la quota minima garantita per legge ai legittimari.
Per esempio, se un padre dona quasi tutto il suo patrimonio a un solo figlio, gli altri possono agire in riduzione per ottenere la loro quota di legittima, anche se il donatario è stato dispensato dalla collazione. La dispensa, infatti, non può violare i diritti inderogabili dei legittimari.
Chi deve riportare le donazioni nella massa ereditaria?
Quando una persona muore, non tutti gli eredi sono tenuti a “restituire” le donazioni ricevute in vita. La collazione ereditaria è un obbligo che riguarda solo parenti specifici.
Quali eredi sono tenuti alla collazione?
La legge stabilisce chi deve imputare all’asse ereditario quanto ricevuto in vita dal defunto:
- I figli, compresi quelli adottivi
- I discendenti che subentrano per rappresentazione
- Il coniuge superstite
- La persona unita civilmente al defunto
Non rientrano invece in questo obbligo i fratelli, i figli di fratelli, né gli altri parenti più lontani. La collazione è un meccanismo che riguarda solo gli eredi più stretti.
Se rinunci all’eredità, non sei tenuto alla collazione
Hai ricevuto una donazione importante da un genitore ma ora, alla sua morte, ci sono più debiti che beni nell’eredità?
Puoi rinunciare all’eredità e non sarai più obbligato a collazionare quanto ricevuto.
La rinuncia, infatti, cancella la tua qualità di erede e, con essa, anche l’obbligo di riportare le donazioni nella massa ereditaria. In parole semplici: chi esce completamente dalla successione non deve più “restituire” nulla.
Rappresentazione: l’eccezione che conferma la regola
C’è però un caso particolare in cui la rinuncia non fa decadere l’obbligo di collazione: quando interviene la rappresentazione successoria.
La rappresentazione è quel meccanismo legale che permette ai figli di “prendere il posto” del genitore che non può o non vuole accettare l’eredità. Funziona come una staffetta generazionale: se il padre rinuncia all’eredità o è premorto, i suoi figli subentrano nei suoi diritti e nei suoi obblighi.
Per capire meglio il funzionamento di questo istituto, puoi approfondire nell’articolo dedicato alla rappresentazione, dove troverai spiegazioni ed esempi dettagliati.
Un esempio di collazione per rappresentazione
Immaginiamo questa situazione:
- Fabrizio dona 100.000€ al figlio Marco
- Alla morte di Fabrizio, Marco decide di rinunciare all’eredità
- Il figlio di Marco, Simone, nipote di Fabrizio, subentra per rappresentazione
In questo caso, Simone dovrà collazionare i 100.000€ ricevuti dal padre Marco, anche se la donazione non era stata fatta direttamente a lui. Questo perché, subentrando nella posizione del padre, ne acquisisce tutti i diritti successori ma anche tutti gli obblighi, compreso quello di collazione.
La legge ha previsto questa regola per evitare che la rinuncia diventi uno stratagemma per aggirare l’obbligo di collazione. Vuole così mantenere un equilibrio tra tutti i rami familiari che discendono dal defunto.
Quali donazioni rientrano nella collazione ereditaria?
La collazione ereditaria riguarda le donazioni fatte in vita dal defunto a favore di uno o più eredi.
L’obiettivo è chiaro: evitare squilibri nella divisione del patrimonio.
In sostanza, ciò che un erede ha ricevuto in anticipo viene considerato un’anticipazione dell’eredità e deve rientrare nella massa ereditaria.
Ma non tutte le donazioni sono soggette a collazione. Ecco come distinguerle.
Donazioni dirette soggette a collazione
Le donazioni soggette a collazione sono tutte quelle che, per loro natura o per l’importo significativo, possono incidere sull’equilibrio nella divisione dell’eredità:
- Immobili → Case, appartamenti, terreni e altri beni immobili di valore
- Beni mobili di pregio → Gioielli, opere d’arte, oggetti d’antiquariato, veicoli di lusso. Il criterio è quello dell’incidenza sulla quota di eredità: un gioiello di famiglia di modesto valore potrebbe non essere soggetto a collazione, mentre una collezione d’arte di pregio sì.
- Somme di denaro → Bonifici e trasferimenti di fondi
Esempio pratico
Se un genitore ha donato un appartamento a un figlio, il valore dell’immobile andrà imputato nella massa ereditaria per calcolare la quota di ciascun erede.
Donazioni escluse dalla collazione
La legge esclude espressamente alcune spese e attribuzioni dal calcolo della massa ereditaria:
- Spese di mantenimento, educazione e formazione professionale: tasse universitarie, master all’estero, spese scolastiche
- Spese mediche sostenute per un erede: cure mediche pagate da un genitore per un figlio
- Regali d’uso: orologio, auto di modesto valore regalata per la laurea o il compleanno
- Liberalità per riconoscenza o merito speciale: donazione fatta a un figlio che ha assistito il genitore malato o che lo ha aiutato economicamente in un momento difficile
In questi casi, la legge presume che il defunto non avesse l’intenzione di favorire un erede a scapito degli altri. Ma sono spese che rispondono a doveri morali o sociali.
Donazioni indirette: attenzione alle contestazioni
Le donazioni indirette sono attribuzioni patrimoniali effettuate senza stipulare un contratto di donazione, mediante atti diversi che producono comunque un arricchimento gratuito del beneficiario.
Ecco alcuni esempi tipici:
- Un genitore acquista un immobile intestandolo direttamente al figlio
- Un padre finanzia l’apertura di un’attività commerciale per la figlia
- Una madre rinuncia a un credito verso il figlio
Anche se formalmente questi atti non sono “donazioni”, la giurisprudenza ha chiarito che tali attribuzioni economiche devono essere considerate donazioni e quindi vanno collazionate. L’elemento chiave è l’intento liberale del genitore, cioè la volontà di arricchire il figlio senza ricevere nulla in cambio.
Come capire se una donazione va collazionata?
Il criterio fondamentale per stabilire se una donazione va collazionata o meno è l’intenzione del donante. Se il defunto ha donato con l’intento di anticipare parte dell’eredità, quel bene dovrà essere collazionato. Se invece ha donato per adempiere a un obbligo morale o legale, o per consuetudine sociale, quella donazione sarà esclusa dalla collazione.
In caso di dubbio, è sempre consigliabile rivolgersi a un avvocato specializzato in diritto successorio che possa valutare il caso specifico.
Si può evitare la collazione ereditaria?
Evitare la collazione si può, ma richiede pianificazione successoria attenta e chiarezza nella volontà del donante.
La legge italiana prevede infatti la possibilità di dispensare il beneficiario dall’obbligo di collazione con una clausola espressa:
- Nell’atto di donazione
- Nel testamento.
In assenza di una manifestazione di volontà espressa, la donazione sarà automaticamente soggetta a collazione. È infatti principio consolidato che la collazione costituisce una presunzione legale a tutela dell’equità nella divisione ereditaria, e solo una volontà chiara e inequivocabile del donante può derogare a tale regola.
Ma attenzione: la dispensa da sola, anche se molto chiara, non sempre mette al riparo da contestazioni, né permette di superare i limiti previsti a tutela degli altri eredi:
Attenzione ai limiti: la tutela dei legittimari è inderogabile
Prima di vedere le strategie possibili, è importante conoscere i limiti invalicabili posti dalla legge:
La quota di legittima è sempre intangibile: se la donazione supera la quota disponibile e lede i diritti dei legittimari, gli altri coeredi possono richiedere la reintegrazione della legittima tramite azione di riduzione.
Se, ad esempio, doni a tua figlia un immobile di valore tale da eccedere la quota disponibile, gli altri figli potranno sempre agire in riduzione per ottenere la reintegrazione della legittima, anche in presenza di dispensa dalla collazione.
Inoltre, anche in presenza di dispensa, le contestazioni tra coeredi sono frequenti se la donazione è percepita come uno squilibrio.
I rischi principali da considerare
Quando si cerca di evitare la collazione, bisogna fare i conti con alcuni problemi concreti:
- Ambiguità nella dispensa: una dispensa formulata in modo poco chiaro potrebbe essere contestata dagli altri eredi, aprendo la porta a costosi contenziosi. La dispensa deve essere inequivocabile e riferirsi specificamente al bene donato.
- Problemi con le donazioni indirette: auando la donazione non è formalizzata (ad esempio, hai pagato il mutuo di tuo figlio), può essere difficile dimostrare la volontà di dispensare dalla collazione. In questi casi, i tribunali tendono a favorire la parità tra coeredi.
- Conflitti familiari: anche la strategia più sofisticata può fallire se genera risentimento o sospetti tra i familiari. L’aspetto emotivo è spesso sottovalutato ma può vanificare ogni pianificazione.
5 alternative legali per evitare la collazione
Ecco le principali strategie che puoi adottare per evitare legalmente la collazione:
- La dispensa espressa: la soluzione più diretta è inserire una clausola di dispensa dalla collazione nell’atto di donazione o nel testamento. La formulazione deve essere chiara: “Dispenso espressamente [nome del beneficiario] dall’obbligo di collazione per la donazione dell’immobile situato in…“. Questa dispensa ha effetto solo nei limiti della quota disponibile, ossia la parte di patrimonio di cui puoi disporre liberamente.
- Il patto di famiglia: strumento particolarmente efficace per trasferire l’azienda o le partecipazioni societarie a uno o più discendenti, evitando la collazione e garantendo il rispetto della legittima degli altri eredi. Funziona così: trasferisci l’azienda al discendente prescelto, mentre gli altri legittimari vengono liquidati con beni di pari valore. Il vantaggio principale? Questo trasferimento non potrà più essere oggetto di collazione o riduzione in futuro.
- La donazione con onere: puoi donare un bene a un figlio con l’onere di corrispondere una somma o di trasferire un altro bene agli altri coeredi al momento della successione. Esempio: doni una casa a tua figlia con l’onere di versare 50.000 euro a ciascuno dei suoi fratelli quando aprirai la successione. In questo modo, bilanci in anticipo le posizioni patrimoniali, riducendo il rischio di conflitti futuri.
- Il trust successorio: la costituzione di un trust permette di trasferire beni a un fiduciario con l’obbligo di amministrarli e distribuirli secondo le tue istruzioni. Se strutturato correttamente, può sottrarre i beni alla collazione, sempre nel rispetto dei diritti dei legittimari. Questo strumento è particolarmente utile in situazioni familiari complesse o quando desideri vincolare l’uso dei beni a specifiche condizioni. Se vuoi sapere di più su questa opzione, puoi leggere l’articolo dedicato al trust testamentario.
- Le polizze vita: una strategia meno conosciuta ma molto efficace: il capitale liquidato al beneficiario di una polizza vita non rientra nella massa ereditaria e non è soggetto né a collazione né ad azione di riduzione. Stipulando una polizza vita a favore di uno dei tuoi eredi, puoi attribuirgli un beneficio economico diretto senza alterare l’equilibrio della divisione ereditaria.
Come posso aiutarti con la collazione ereditaria
Districarsi tra le regole della collazione non è facile. Ho visto molte famiglie finire in tribunale per anni solo perché mancava una dispensa scritta bene o perché qualcuno credeva di poter fare tutto da solo.
Ogni famiglia ha la sua storia e i suoi beni: quello che funziona per gli altri potrebbe non andare bene per te. E non solo i “ricchi” hanno problemi: anche una semplice casa può diventare motivo di liti infinite.
Nella mia attività quotidiana incontro spesso fratelli e sorelle alle prese con divisioni ereditarie complicate da donazioni ricevute quando i genitori erano in vita. I conflitti sono quasi inevitabili, soprattutto quando si parla di case, terreni o somme di denaro consistenti.
Quando seguo un caso di collazione, lavoro così:
- Esamino attentamente tutti i documenti del defunto
- Cerco traccia di ogni donazione, anche quelle non formalizzate
- Verifico il valore attuale delle proprietà donate
- Calcolo precisamente quanto spetta a ciascun erede
Questa attenzione ai dettagli mi ha permesso più volte di risolvere situazioni che sembravano bloccate, evitando cause lunghe e dolorose.
Spesso parlare con un avvocato che conosce bene queste materie può farti risparmiare tempo, denaro e stress. Se hai domande o vuoi capire meglio come muoverti nel tuo caso specifico, puoi contattarmi per un primo colloquio, cliccando sul bottone qua sotto
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Domande frequenti sul meccanismo della collazione
Quando si prescrive la collazione ereditaria?
La collazione ereditaria non è soggetta a un termine di prescrizione specifico. Può essere richiesta e attuata fino al momento in cui la divisione ereditaria non sia stata formalmente e definitivamente completata. Questa sua imprescrittibilità la distingue nettamente dall’azione di riduzione, che si prescrive in 10 anni.
Posso chiedere la collazione anche dopo aver accettato l’eredità?
L’accettazione dell’eredità è un presupposto necessario per poter chiedere la collazione e per esservi tenuti, in quanto solo con l’accettazione si acquista la qualità di erede e si entra a far parte della comunione ereditaria da dividere.
Chi può dispensare dalla collazione?
Solo il donante (futuro de cuius) può dispensare un erede dall’obbligo di collazione, mediante una dichiarazione espressa contenuta nell’atto di donazione stesso o in un testamento. Un accordo tra coeredi non può sostituire la volontà del defunto in tal senso. La dispensa opera nei limiti della quota disponibile.
I prestiti fatti dal defunto a un figlio vanno collazionati?
I prestiti genuini concessi dal defunto a un figlio costituiscono crediti dell’eredità e non sono soggetti a collazione. Tuttavia, se un presunto prestito maschera in realtà una donazione (per assenza di reale intenzione di restituzione), tale liberalità rientra nell’obbligo di collazione. La qualificazione dipende dall’effettiva volontà delle parti e dall’onere della prova.
Le donazioni fatte più di 20 anni fa vanno collazionate?
L’obbligo di collazione sussiste indipendentemente dal tempo trascorso dalla donazione. Anche liberalità molto risalenti nel tempo devono essere conferite, salvo dispensa. Il termine ventennale talvolta menzionato attiene all’azione di restituzione contro terzi acquirenti e non alla collazione tra coeredi.
Cosa succede se un erede rifiuta di effettuare la collazione?
In caso di rifiuto da parte di un coerede obbligato, gli altri coeredi possono rivolgersi al giudice per ottenere una divisione giudiziale che tenga conto dei beni donati. Il tribunale determinerà il valore da collazionare e procederà alla divisione considerandolo. L’erede può sottrarsi all’obbligo di collazione rinunciando all’eredità, ma ciò non lo mette al riparo da un’eventuale azione di riduzione se la donazione ha leso la legittima.