La banca ha bloccato il conto corrente intestato al defunto e ora non riesci a svincolare le somme? Ti sei accorto che, dopo la morte ma prima del blocco, qualcuno ha prelevato delle somme dal conto? Oppure non riesci a sbloccare il conto nonostante tu abbia fatto tutto quanto richiesto dalla banca?
Se queste sono le tue preoccupazioni, sappi che sei nel posto giusto.
Con questo articolo cercherò di fornire una risposta a questi ed altri dubbi sullo sblocco del conto corrente del defunto.
Quando avviene il blocco del conto corrente dopo un decesso
Alla morte di una persona, i suoi beni, inclusi i conti correnti bancari, entrano a far parte del suo patrimonio ereditario e sono soggetti alle leggi sulla successione. Il primo passo fondamentale per gli eredi è comunicare il decesso del titolare del conto alla banca entro un termine massimo di dodici mesi dalla data della morte. Questa comunicazione formale avvia la procedura di successione presso l’istituto bancario. Una volta informata del decesso, la banca procede al blocco temporaneo del conto corrente intestato al defunto.
Questo è un provvedimento automatico e cautelativo che serve a tutelare tutti gli eredi da eventuali prelievi indebiti o movimentazioni non autorizzate. Il conto rimarrà bloccato fino a quando non saranno completate tutte le pratiche successorie e la situazione ereditaria sarà definitivamente chiarita.
La preoccupazione principale della banca in queste situazioni è quella di non effettuare pagamenti impropri che potrebbero esporla a responsabilità legali. Proprio per questo motivo, l’istituto bancario adotta un approccio estremamente prudente.
Esempio pratico di conflitto ereditario sul conto corrente
Per comprendere meglio le ragioni di questa cautela, consideriamo un caso concreto:
Gino muore lasciando tre figli: Alfio, Caterina e Sauro.
- Non avendo lasciato testamento, la successione si devolve per legge in parti uguali ai tre figli
- Sul conto corrente di Gino sono depositati 300.000 euro
- Secondo la legge, ciascun figlio avrebbe diritto a 100.000 euro
- Tuttavia, Alfio pretende di ricevere 130.000 euro, sostenendo di aver diritto a una quota maggiore
In una situazione del genere, la banca non può procedere a sbloccare il conto pagando 130.000 euro al solo Alfio senza la certezza che Caterina e Sauro siano d’accordo con questa divisione non paritaria. Se lo facesse, l’istituto bancario potrebbe essere ritenuto responsabile e condannato a risarcire i danni subiti dagli altri eredi a causa del pagamento non dovuto.
Ecco perché la banca richiede che la pratica successoria sia completata e che tutti gli aspetti legali siano definiti con chiarezza prima di procedere allo sblocco del conto corrente e alla distribuzione delle somme agli eredi.
Cosa fare se un erede tenta di prelevare tutto?
Anche se la prassi prevede il blocco immediato del conto corrente alla notizia del decesso, nella realtà possono verificarsi situazioni in cui la banca non viene tempestivamente informata della morte del titolare. Questa circostanza può creare una pericolosa “finestra di opportunità” per prelievi non autorizzati.
Chi può accedere indebitamente al conto del defunto?
Nella mia esperienza di avvocato specializzato in successioni ereditarie, ho riscontrato diversi casi in cui alcune persone tentano di approfittare di questa situazione:
- Familiari stretti o conviventi che conoscono PIN e password delle carte di pagamento
- Delegati al conto corrente che continuano ad operare nonostante la delega si estingua automaticamente con la morte del delegante
- Cointestatari che prelevano somme superiori alla propria quota o l’intero saldo
Quali sono le conseguenze legali dei prelievi indebiti?
Chi preleva somme dal conto di un defunto senza averne diritto commette un illecito che può avere gravi conseguenze:
- Sul piano civile: obbligo di restituzione delle somme agli eredi legittimi con interessi e possibile risarcimento danni
- Sul piano penale: reato di appropriazione indebita (art. 646 c.p.) punibile con la reclusione fino a tre anni e la multa fino a 1.032 euro
- Aggravanti: la pena è aumentata se il fatto è commesso su cose possedute a titolo di deposito
Come proteggere l’eredità da prelievi non autorizzati
Se sospetti che qualcuno possa tentare di accedere indebitamente al conto del defunto, ecco cosa fare:
- Comunicare immediatamente il decesso alla banca, possibilmente recandosi di persona con il certificato di morte
- Richiedere esplicitamente il blocco cautelare di tutti i rapporti bancari intestati al defunto
- Verificare gli estratti conto per individuare eventuali movimentazioni sospette avvenute dopo il decesso
- Conservare documentazione di tutte le comunicazioni con la banca (date, orari, nominativi degli impiegati)
Se dovessi scoprire che sono già avvenuti prelievi indebiti dopo la morte del titolare del conto, è fondamentale agire rapidamente:
- Inviare una diffida formale alla persona che ha effettuato i prelievi, richiedendo la restituzione delle somme
- Promuovere un’azione legale in sede civile per la restituzione delle somme prelevate
- Valutare la presentazione di una denuncia penale per appropriazione indebita
Nella mia pratica professionale, ho constatato che un intervento tempestivo permette quasi sempre di recuperare integralmente le somme prelevate indebitamente, tutelando così i diritti di tutti gli eredi.
Come sbloccare il conto corrente di un defunto
Prima di andare agli aspetti pratici, è importante comprendere la logica che sta dietro alla procedura di sblocco del conto corrente di un defunto. Le banche adottano un processo strutturato che serve a garantire certezza nella distribuzione delle somme e a tutelare sia l’istituto bancario che i legittimi eredi.
Il processo di sblocco segue generalmente queste fasi:
- Identificazione degli aventi diritto: la banca deve avere la certezza di chi siano tutti i legittimi eredi
- Determinazione delle quote: deve essere chiaro quanto spetta a ciascun erede
- Verifica dell’assolvimento degli obblighi fiscali: la dichiarazione di successione serve anche a dimostrare che sono state pagate le imposte dovute
- Liquidazione delle somme: solo dopo i passaggi precedenti la banca procede all’effettiva distribuzione del denaro
Nella mia esperienza professionale ho notato che spesso i ritardi nello sblocco sono dovuti a documentazione incompleta o non corretta. Presentare fin dall’inizio un fascicolo completo e ben organizzato può accelerare significativamente i tempi di liquidazione, riducendo l’attesa da diversi mesi a poche settimane.
Un altro aspetto da considerare è che ogni banca può avere procedure interne leggermente diverse. Per questo motivo, è sempre consigliabile contattare preliminarmente la filiale dove era radicato il rapporto bancario per verificare se ci siano requisiti specifici oltre a quelli standard.
Quali documenti servono per sbloccare un conto corrente di un defunto?
Per procedere allo sblocco del conto, è necessario presentare alla banca:
- Certificato di morte del defunto;
- Atto di notorietà o dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà, attestante chi sono gli eredi e che non ci sono conflitti sull’eredità;
- Copia del verbale di pubblicazione del testamento, se esistente.
- Documenti di identità degli eredi.
- Dichiarazione di successione presentata all’Agenzia delle Entrate.
Questa documentazione è necessaria per identificare con certezza gli eredi e le rispettive quote spettanti.
Conto corrente cointestato: cosa succede in caso di decesso?
Nel caso di un conto corrente cointestato, le procedure da seguire dopo il decesso di uno dei cointestatari variano significativamente in base alla tipologia di firma prevista dal contratto bancario. La distinzione tra firma disgiunta e firma congiunta è fondamentale poiché determina conseguenze molto diverse sia per il cointestatario superstite che per gli eredi.
Conto cointestato a firma congiunta
Se il conto corrente è cointestato a firma congiunta, per poter effettuare operazioni è richiesta la firma di tutti i cointestatari. Questo significa che, alla morte di uno dei cointestatari, il conto viene automaticamente bloccato, poiché manca una delle firme necessarie per movimentarlo.
In pratica, il cointestatario superstite perde ogni potere di operare sul conto fino a quando non interviene l’erede o gli eredi del cointestatario deceduto. La banca, quindi, attenderà che la situazione successoria venga chiarita prima di permettere qualsiasi operazione. Sarà necessario fornire tutta la documentazione richiesta, come dichiarazione di successione e atto di notorietà, affinché la banca possa procedere allo sblocco del conto e alla liquidazione delle somme spettanti.
Conto cointestato a firma disgiunta
La situazione cambia sensibilmente nel caso di conto corrente cointestato a firma disgiunta. In questo caso, ciascun cointestatario ha il diritto di operare autonomamente sul conto, senza necessità del consenso degli altri. Di conseguenza, in caso di decesso di uno dei cointestatari, il cointestatario superstite mantiene teoricamente il diritto di operare sul conto e di disporre delle somme, anche per l’intero saldo, secondo le disposizioni contrattuali.
Questo principio è stato confermato dalla Corte di Cassazione con l’ordinanza n. 7862 del 19 marzo 2021, che ha riconosciuto il diritto del cointestatario superstite di richiedere l’intero saldo del conto corrente anche dopo la morte dell’altro cointestatario. La banca, in questo caso, non potrebbe opporsi, essendo tenuta a rispettare il contratto sottoscritto tra le parti.
Tuttavia, nella prassi quotidiana, molte banche tendono comunque a bloccare anche i conti a firma disgiunta alla notizia della morte di un cointestatario, per tutelarsi da eventuali contestazioni da parte degli eredi del defunto. Infatti, sebbene il cointestatario superstite abbia teoricamente diritto a disporre dell’intero saldo, le banche spesso preferiscono attendere la presentazione della denuncia di successione e chiarimenti sulla situazione ereditaria prima di procedere a sbloccare le somme.
Consiglio pratico: se la banca blocca un conto corrente a firma disgiunta, è consigliabile rivolgersi immediatamente a un legale esperto in successioni per sollecitare lo sblocco e far valere i propri diritti.
Quote del conto cointestato: cosa spetta agli eredi?
Un altro aspetto importante da considerare riguarda la quota del saldo spettante agli eredi. Alla morte di uno dei cointestatari, la quota del defunto, solitamente il 50% del saldo, entra automaticamente nell’asse ereditario e viene quindi ripartita tra gli eredi secondo le disposizioni testamentarie o, in assenza di testamento, secondo le regole della successione legittima.
Si presume, infatti, che le somme depositate sul conto corrente siano di proprietà dei contitolari del conto in parti uguali.
Esempio pratico: Gino e Maria sono cointestatari di un conto corrente con un saldo di 100.000 euro a firma disgiunta. Alla morte di Gino, il 50% del saldo (50.000 euro) entra nell’asse ereditario e deve essere suddiviso tra gli eredi di Gino secondo le regole successorie. Tuttavia, Maria mantiene il diritto di disporre del restante 50% (ossia 50.000 euro) in quanto cointestataria superstite.
Ciò significa che, nel caso di firma disgiunta, il cointestatario superstite ha diritto alla propria quota di saldo, mentre l’altra quota (quella del defunto) dovrà essere suddivisa tra gli eredi.
Contestazioni sulla proprietà effettiva delle somme
Ovviamente, la contitolarità delle somme giacenti sul conto è spesso oggetto di contestazioni. Accade frequentemente che le somme presenti sul conto, nonostante la cointestazione, siano di proprietà di una sola persona. Un caso tipico è quello del conto cointestato tra padre e figlia che in realtà è interamente alimentato dalla pensione del padre.
In questi casi, qualora si riuscisse a dimostrare che la proprietà delle somme giacenti sul conto cointestato apparteneva al solo defunto e non anche al cointestatario, allora tutto l’ammontare del conto, e non solo la metà di esso, dovrà essere ripartito tra gli eredi secondo quanto previsto dal testamento o dalla legge.
Questa situazione richiede generalmente un’analisi dettagliata delle movimentazioni bancarie e spesso diventa oggetto di contenzioso tra il cointestatario superstite e gli altri eredi. In tali circostanze, il supporto di un avvocato esperto in materia successoria diventa fondamentale per tutelare i propri diritti.
Se un erede si rifiuta di fare la successione, cosa succede?
La mancata collaborazione di un erede può rallentare significativamente l’intero processo successorio, arrecando talvolta gravi danni agli interessi degli altri eredi.
Se un erede rifiuta di fare la successione, la banca potrà legittimamente negare lo sblocco del conto corrente. Questo perché l’istituto bancario richiede che:
- Sia presentata tutta la documentazione prevista dalla legge
- La situazione successoria risulti chiara e priva di conflitti
- Tutti gli aventi diritto siano correttamente identificati
La situazione può variare notevolmente da caso a caso. Particolarmente interessante è la distinzione tra eredi e legatari:
Esempio pratico: eredi in conflitto e diritti del legatario
Pensa al testamento di Rosanna che così scrive: “Nomino miei eredi Maria, Lucia e Fabio. Lascio la somma di euro 10.000 da prelevare dal conto corrente presso Banca Topolino alla mia vicina Katia per il bene che mi ha voluto”.
In questo caso, il potenziale conflitto tra Maria, Lucia e Fabio potrebbe non danneggiare la legataria Katia. Quest’ultima ha comunque diritto alla somma di 10.000 euro da prelevarsi dal conto indicato, indipendentemente dalle sorti del conflitto tra eredi. La banca potrebbe quindi procedere al pagamento del legato a Katia, pur mantenendo bloccate le restanti somme fino alla risoluzione della controversia tra gli eredi.
Come sbloccare il conto in caso di opposizione
Se ti trovi in questa situazione, ecco alcune possibili soluzioni:
- Tentare una mediazione informale con l’erede non collaborativo
- Ricorrere a una mediazione civile con l’assistenza di un professionista
- Richiedere un provvedimento d’urgenza al Tribunale in casi di particolare necessità
- Avviare un procedimento di divisione giudiziale dell’eredità
Caso studio: mediazione efficace in una divisione ereditaria
Un esempio concreto dalla mia esperienza professionale può chiarire meglio il processo.
In un caso di divisione ereditaria tra due fratelli, sono riuscito ad ottenere lo sblocco del conto con conseguente svincolo delle somme in favore del mio assistito solo dopo un lungo procedimento di mediazione durato oltre 8 mesi. Con tanta pazienza e una buona dose di tenacia, il mio cliente ha giustamente ottenuto 10.000 euro in più rispetto alla somma che gli voleva riconoscere la controparte.
Dopo la redazione e sottoscrizione del verbale di accordo in mediazione, abbiamo ottenuto lo sblocco del conto corrente ed il pagamento delle somme in tre settimane lavorative.
Come cercare e rintracciare i conti correnti di un defunto
Spesso gli eredi non sono a conoscenza di tutti i rapporti bancari intestati al defunto. Questa situazione è più comune di quanto si pensi e può comportare la perdita di somme anche significative, che dopo 10 anni di inattività vengono trasferite al Fondo Rapporti Dormienti gestito dallo Stato.
Ecco i principali metodi per rintracciare conti correnti sconosciuti:
- Verificare la documentazione personale: controllare estratti conto, comunicazioni bancarie, dichiarazioni dei redditi e corrispondenza del defunto.
- Richiedere informazioni all’Anagrafe Tributaria: gli eredi possono presentare richiesta di accesso ai dati del defunto presso l’Agenzia delle Entrate, che fornirà un elenco degli istituti bancari presso cui aveva rapporti attivi.
- Consultare il Registro dei rapporti dormienti: sul sito della CONSAP è possibile verificare se esistono conti già classificati come “dormienti” e presentare domanda di rimborso.
- Contattare direttamente le principali banche: inviare una comunicazione formale alle maggiori banche allegando il certificato di morte e la documentazione che attesta la qualità di erede.
La ricerca può richiedere da poche settimane a diversi mesi, con costi variabili in base al metodo scelto. Nella mia esperienza, questo sforzo spesso ripaga largamente, soprattutto quando il defunto gestiva il proprio patrimonio in modo riservato o aveva rapporti con più istituti.
Quali conti non vanno in successione?
In linea generale, tutti i conti correnti e gli strumenti finanziari intestati al defunto rientrano nell’asse ereditario e sono soggetti alle normali procedure successorie. Esistono tuttavia alcune importanti eccezioni che è bene conoscere.
Le polizze assicurative sulla vita con beneficiario designato rappresentano l’eccezione più comune. Queste non cadono in successione ereditaria e vengono liquidate direttamente al beneficiario indicato nella polizza. Il capitale assicurato non fa parte dell’asse ereditario e non è soggetto a imposte di successione.
Altre eccezioni meno note ma altrettanto rilevanti includono:
- Buoni fruttiferi postali cointestati: in caso di morte di uno dei cointestatari, il contitolare superstite può riscattare i buoni fruttiferi senza che questi vengano inclusi nella successione, grazie alla clausola CPFR (clausola di pari facoltà di rimborso)
- Fondi pensione e forme di previdenza complementare: come per le polizze vita, queste somme vengono erogate direttamente ai beneficiari designati senza passare per la successione
- Trust: i beni conferiti in un trust validamente costituito non rientrano nell’asse ereditario del disponente
È importante ricordare che queste eccezioni devono essere correttamente strutturate in vita per garantirne l’efficacia. Una consulenza adeguata durante la pianificazione patrimoniale può offrire significativi vantaggi per i beneficiari, evitando le complessità e i costi della procedura successoria.
Quanto tempo ha la banca per liquidare gli eredi?
Una volta che la banca ha ricevuto tutta la documentazione necessaria e corretta, generalmente impiega circa 30 giorni per completare le verifiche e sbloccare i fondi. Alcune normative prevedono un termine più ampio, fino a 90 giorni, per la fornitura di documentazione relativa a singole operazioni passate, ma la liquidazione vera e propria dovrebbe avvenire in tempi più brevi una volta accertata la titolarità degli eredi. La banca ha l’obbligo di agire con diligenza e senza ritardi ingiustificati una volta in possesso di tutti i documenti richiesti. Procedure eccessivamente burocratiche o tempistiche prolungate senza una valida motivazione non sono ammissibili. Ritardi ingiustificati da parte della banca possono arrecare pregiudizio agli eredi. In generale, la banca è tenuta a operare con correttezza e buona fede nei confronti degli eredi durante l’intero processo successorio, fornendo informazioni tempestive, complete e trasparenti.
Come ci si può difendere se la banca non procede alla liquidazione?
Se la banca non procede alla liquidazione del conto corrente ereditario nei tempi previsti o in assenza di motivazioni valide, gli eredi hanno a disposizione diversi strumenti di tutela.
Come primo passo, è consigliabile inviare un reclamo formale all’ufficio preposto della banca (ufficio reclami). La banca è tenuta a rispondere al reclamo in forma scritta entro 60 giorni dalla ricezione (o 15 giorni lavorativi per i servizi di pagamento). È fondamentale conservare una copia del reclamo e di tutta la corrispondenza intercorsa con l’istituto di credito.
Qualora il reclamo non sortisca l’effetto desiderato, gli eredi possono presentare un ricorso all’Arbitro Bancario Finanziario (ABF). L’ABF è un organismo di risoluzione stragiudiziale delle controversie tra banche e clienti, competente anche per le questioni relative alle successioni. Il ricorso all’ABF rappresenta un’alternativa più rapida, semplice ed economica rispetto all’azione legale, con un costo di soli 20 euro, che vengono rimborsati in caso di accoglimento del ricorso. La procedura prevede che l’ABF esamini la posizione della banca prima di emettere una decisione.
Se anche il ricorso all’ABF non dovesse portare a una soluzione, gli eredi possono valutare l’opzione di intraprendere un’azione legale presso l’autorità giudiziaria. In tal caso, è possibile richiedere un decreto ingiuntivo per ordinare alla banca di sbloccare e liquidare i fondi.
Conclusioni sulla gestione e lo sblocco del conto corrente del defunto
Avrai capito che la gestione di un conto corrente dopo il decesso del titolare richiede attenzione e precisione. Il rischio di errori è particolarmente elevato laddove vi sia una situazione anche solo potenzialmente conflittuale. Il mio consiglio, come sempre, è quello di prestare massima attenzione alla gestione delle pratiche successorie e di intervenire tempestivamente in caso di difficoltà o di comportamenti scorretti da parte della banca o di altri eredi.
Se ti trovi in una situazione complessa o hai bisogno di assistenza per sbloccare un conto corrente o risolvere un conflitto tra eredi, contattami per una consulenza personalizzata. Come avvocato esperto in successioni, posso aiutarti a chiarire la situazione e a ottenere in tempi ragionevoli lo sblocco delle somme che ti spettano.