avvocato per successione ereditaria

Articolo di Antonio Strangio

Rinuncia all’eredità: le risposte alle domande più frequenti

Si può rinunciare all'eredità? Sì, ma non sempre. Attenzione a non fare questi errori!
rinuncia all'eredità
avvocato per successione ereditaria
Articolo di Antonio Strangio

Rinuncia all’eredità: le risposte alle domande più frequenti

Si può rinunciare all'eredità? Sì, ma non sempre. Attenzione a non fare questi errori!

Si può rinunciare all’eredità?

Sì, a seguito dell’apertura della successione il chiamato all’eredità può scegliere se accettare o rinunciare all’eredità.

La legge infatti intende tutelare al massimo la libertà del chiamato che potrebbe voler rifiutare l’eredità.

Le ragioni per la rinuncia all’eredità possono essere molte:

  • Morali (un figlio che aveva pessimi rapporti con il genitore potrebbe non volere esserne giuridicamente l’erede)
  • Perché l’eredità è gravata da pesanti debiti, che è l’ipotesi più frequente
  • Perché è l’erede ad avere debiti e vuole evitare che i propri creditori possano attaccare il patrimonio pervenuto in successione.

Quali che siano le ragioni per cui ciascuno intenda rinunciare all eredità, con questo articolo intendiamo offrire una panoramica generale sulla rinuncia all’eredità oltre a qualche consiglio pratico su come rinunciare all eredità senza commettere errori.

Cos’è la rinuncia all’eredità e perché si sceglie di farla?

La rinuncia all’eredità è una scelta legale attraverso cui un potenziale erede decide volontariamente di non accettare l’eredità a lui destinata, lasciando quindi che i beni ereditari passino ad altri soggetti secondo le disposizioni della legge. Tale decisione può essere motivata da diverse ragioni: il desiderio di evitare il subentro in debiti o oneri superiori al valore dell’attivo ereditario, la volontà di favorire altri eredi nella successione, oppure ragioni personali o familiari. La rinuncia deve essere espressa in maniera chiara e inequivocabile attraverso un atto di rinuncia redatto davanti a un notaio o depositato presso il tribunale competente. Essa comporta che l’erede rinunciatario viene considerato come se non fosse mai stato erede, con effetti retroattivi alla data del decesso del de cuius. Questa decisione, tuttavia, deve essere ponderata attentamente vista la sua irrevocabilità e le implicazioni legali e fiscali che comporta.

Chi può rinunciare all’eredità?

Possono rinunciare all’eredità solo i chiamati che siano titolari del diritto attuale di accettare l’eredità: per mezzo della chiamata all’eredità, il patrimonio ereditario è infatti offerto al chiamato al momento dell’apertura della successione e solo da quel momento egli acquista il diritto di accettare (o meno) l’eredità. Dunque, la rinuncia all eredità prima della morte non è ammessa.

E’ chiaro comunque che se il chiamato accetta l’eredità (tacitamente o espressamente), egli non sarà più “chiamato” ma diventa erede a tutti gli effetti e non ha più il diritto di rinunciare all’eredità: una volta accettata l’eredità non vi si può più rinunciare.

La rinuncia all’eredità di minorenni e interdetti

Anche i soggetti legalmente incapaci (minori e interdetti) possono rinunciare. Tuttavia, proprio a causa del loro stato di incapacità, la legge prevede che per rinunciare validamente essi debbano essere rappresentati dal loro rappresentante legale, previa autorizzazione del giudice tutelare.

Nella pratica, fare rinuncia eredità minorenni è abbastanza delicato: occorre farsi assistere da un avvocato e presentare un ricorso al giudice tutelare competente. Il giudice tutelare valuterà i presupposti legali per concedere l’autorizzazione ed emanerà un provvedimento. Ottenuto il provvedimento favorevole si potrà procedere con la dichiarazione di rinuncia che potrà essere ricevuta sia dal notaio sia dal cancelliere del Tribunale territorialmente competente.

Come si fa a rinunciare all’eredità?

La procedura legale per effettuare la rinuncia deve essere compiuta entro termini precisi e richiede il rispetto di determinate formalità. In Italia, la rinuncia deve essere espressa mediante atto pubblico davanti a un notaio o mediante dichiarazione resa davanti al cancelliere del tribunale nel cui distretto ha aperto la successione. È importante sottolineare che tale atto è irrevocabile (salvo i casi che vedremo dopo), pertanto, una volta effettuata la rinuncia, l’erede non potrà in alcun modo ripensarci. Inoltre, la rinuncia ha effetto retroattivo: l’erede viene considerato come se non fosse mai stato tale, comportando la devoluzione della sua quota agli altri coeredi o, in loro assenza, agli eredi successivi secondo l’ordine di successione legittima.

Quali sono i documenti che servono per la rinuncia?

La rinuncia all’eredità è un atto formale che deve essere compiuto nel rispetto di precise normative legali, il cui scopo è quello di declinare ogni diritto su una successione. Per portare a termine tale procedura bisogna presentare specifiche documentazioni presso un notaio o direttamente al Tribunale competente. Tra i documenti indispensabili figurano

  • l’atto di morte del de cuius,
  • una copia dell’eventuale testamento,
  • l’identificazione completa dell’erede rinunciante
  • e, molto spesso, un documento attestante la composizione dell’asse ereditario.

È altresì necessario redigere una dichiarazione di rinuncia vera e propria, che dovrà essere firmata alla presenza di un notaio o di un funzionario giudiziario. Questa operazione implica anche la necessità di avere un quadro chiaro dei beni e dei debiti facenti parte dell’eredità per valutare consapevolmente la decisione da prendere. L’atto di rinuncia dovrà poi essere registrato presso l’Agenzia delle Entrate per concludere ufficialmente il processo. Si tratta pertanto di un iter burocratico che richiede attenzione e precisione, motivo per cui molti scelgono di avvalersi della consulenza di un legale specializzato in materia successoria.

Qual’è il termine entro cui si può rinunciare alla successione?

Prima di parlare del termine per rinunciare all’eredità, va ribadito che la rinuncia all’eredità presuppone che si sia aperta la successione. Di conseguenza, la rinuncia posta in essere in un momento precedente la morte del de cuius è affetta da nullità perché viola il divieto di patti successori rinunziativi. La rinuncia da parte di Guglielmo all’eredità di Marco, posta in essere prima che Marco sia morto, integrerebbe un patto successorio vietato.

Quanto al termine per rinunciare all’eredità, non è prevista una norma specifica attinente alla prescrizione del diritto di rinunciare all’eredità, essendo unicamente stabilito, in materia di prescrizione del diritto di accettare l’eredità, che il diritto di accettare l’eredità si prescrive in dieci.

E’ quindi sufficiente tenere in considerazione il termine di prescrizione del diritto di accettare l’eredità per identificare anche il termine di prescrizione del diritto di rinunciare alla stessa: possiamo affermare che il termine per rinunciare all eredità è dieci anni. Decorso tale termine non avrà più senso rinunciare perché l’eredità comunque non potrà essere accettata.

Errori da non commettere se pensi di rinunciare all’eredità

Discorso diverso dal termine rinuncia eredità è quello relativo alle ipotesi di decadenza dal diritto di rinunciare all’eredità: in tali casi infatti si perde il diritto di rinunciare all’eredità proprio perché la legge prevede che, al verificarsi di determinati comportamenti, il chiamato abbiamo irrevocabilmente accettato l’eredità e quindi è diventato erede a tutti gli effetti.

Si tratta dei casi, molto frequenti nella pratica, di accettazione dell’eredità presunta e sono i seguenti:

  1. Il primo caso in cui il chiamato è considerato «erede puro e semplice» e perde il diritto di rinunciare all’eredità si verifica quando questi si trova nel possesso dei beni ereditari e non redige l’inventario nel termine di tre mesi dal giorno dell’apertura della successione (tale obbligo è imposto dalla legge).
  2. Altro caso è quello del chiamato all’eredità che abbia «compiuto l’inventario» ma «non abbia ancora» dichiarato se intende accettare o meno l’eredità ad esso devoluta. In questo caso il chiamato ha quaranta giorni per rendere tale dichiarazione; in mancanza, anche qui sarà considerato «erede puro e semplice» e non potrà più rinunciare all’eredità.
  3. Da ultimo, è erede «puro e semplice» e perde il diritto di rinunciare all’eredità il chiamato all’eredità che ha sottratto o nascosto beni ereditari.

A chi va la quota ereditaria dell’erede che rinuncia?

Una domanda frequente in tema di successioni è: cosa succede se l’erede rinuncia all’eredità? A chi andrà la sua quota? La risposta dipende dalla presenza o meno di altri eredi e dall’eventuale operatività della rappresentazione ereditaria.

Ecco i possibili scenari:

  1. Se ci sono altri eredi dello stesso grado: se l’erede rinunciatario ha coeredi di pari grado (ad esempio, fratelli o sorelle), la sua quota si accrescerà automaticamente a loro, che la divideranno in parti uguali. Questo meccanismo si chiama “accrescimento” e opera per legge, salvo diversa volontà del testatore.
  2. Se ci sono eredi di grado successivo: se non ci sono coeredi di pari grado, l’eredità passerà agli eredi di grado successivo secondo le regole della successione legittima. Ad esempio, se a rinunciare è l’unico figlio del defunto, l’eredità andrà ai nipoti ex filio, poi ai genitori, ai fratelli e sorelle, e così via.
  3. Se opera la rappresentazione: se l’erede che rinuncia ha discendenti, si applicherà la rappresentazione ereditaria. I discendenti subentreranno al posto dell’erede rinunciatario, dividendo la sua quota secondo le regole della rappresentazione. Attenzione: la rappresentazione non opera se l’erede rinuncia dopo aver accettato l’eredità.
  4. Se non ci sono altri eredi: nel raro caso in cui non ci siano altri eredi legittimi o testamentari dopo la rinuncia, l’eredità si devolverà allo Stato. Si parla in questo caso di “successione vacante”.

Si può revocare la rinuncia all’eredità?

La legge consente al chiamato che abbia rinunciato all’eredità di tornare sui suoi passi e di accettare l’eredità anche dopo avervi rinunciato. Perché si verifichi ciò, è necessario che il rinunciante revochi la rinuncia.

La “revoca” della rinuncia all’eredità può operare solo in presenza dei seguenti presupposti:

  • se il diritto di accettare l’eredità non si è prescritto;
  • se l’eredità rinunciata non è stata acquisita da un chiamato in subordine.

Per procedere alla revoca della rinuncia all’eredità è sufficiente porre in essere un atto di accettazione espressa oppure un comportamento che implichi accettazione tacita dell’eredità (ad esempio la voltura catastale in proprio favore dei beni facenti parte dell’asse ereditario).

Si può impugnare la rinuncia all’eredità?

Il legislatore disciplina espressamente in due fattispecie l’impugnazione dell’atto rinuncia eredità:

– la rinuncia può essere impugnata dal rinunciante stesso, nel caso sia viziata da violenza o dolo, con conseguente annullabilità del negozio di rinuncia;

– la rinuncia può essere inoltre impugnata dai creditori del rinunciante, i quali possono trarre così vantaggio dall’incremento del patrimonio del debitore che consegue dall’accettazione dell’eredità.

L’impugnazione della rinuncia da parte del rinunciante

Può succedere che la dichiarazione con cui il chiamato ha rinunciato al diritto di accettare l’eredità non sia espressione di una sua reale volontà. Questo perché egli può essere stato vittima di violenza o dolo da parte di terze persone oppure, semplicemente, sia incorso in errore nel manifestare la propria volontà.

Orbene, in questi casi la legge consente al chiamato di impugnare l’atto di rinuncia viziato da violenza, dolo o errore, per ottenerne l’annullamento. Perché ciò si possa verificare è necessario che la violenza che subisce il chiamato sia tale da fare impressione sopra una persona sensata e di farle temere di esporre sé o i suoi beni a un male ingiusto e notevole. Quanto al dolo, esso deve consistere in raggiri tali che, senza di essi, il chiamato non avrebbe rinunciato all’eredità. In entrambi i casi è irrilevante la persona da cui provengano la violenza ovvero il dolo, dovendosi – nel caso concreto – fare riferimento solamente allo stato soggettivo del rinunciante.

Si immagini Umberto, chiamato a succedere a Gloria insieme a Chiara, figlia di Gloria: nel caso in cui Umberto riceva minacce da Ernesta (sorella di Gloria non chiamata all’eredità) a seguito delle quali egli ha rinunciato all’eredità, egli può impugnare la rinuncia effettuata.

Per finire, la rinuncia all’eredità è impugnabile per errore ma solo nel caso si tratti di errore che costituisce un vizio nella dichiarazione espressa dal rinunciante, e non nella sua volontà di rinunciare.

L’impugnazione della rinuncia all’eredità da parte dei creditori del rinunciante

I creditori del chiamato (quali ad esempio banche, fornitori o società finanziarie in generale) che rinuncia all’eredità possono essere danneggiati dalla rinuncia effettuata, nel caso in cui l’eredità possa incrementare il patrimonio personale del rinunciante a seguito della accettazione stessa.

Proprio per questo motivo, a tutela delle ragioni dei creditori del chiamato rinunciante, la legge prevede che se qualcuno rinuncia a un’eredità con danno dei suoi creditori, questi possono farsi autorizzare ad accettare la eredità in nome del rinunciante, al solo scopo di soddisfarsi sui beni ereditari fino alla concorrenza dei loro crediti.

In questo modo la legge fornisce ai creditori del rinunciante un’azione, per effetto della quale questi si possono soddisfare sui beni ereditari, nei limiti dei propri crediti, e ciò anche nel caso in cui tali beni siano stati validamente acquistati dal chiamato in subordine.

Questa azione può essere proposta da tutti coloro che vantano un diritto di credito verso il chiamato al tempo della rinuncia all’eredità.  Ovviamente è necessario che la rinuncia sia dannosa per i creditori ed essi dovranno dimostrare questo requisito al giudice competente. In sostanza i creditori devono fornire la prova in giudizio dell’incapienza del patrimonio personale del chiamato, ai fini dell’adempimento delle obbligazioni assunte, che potrebbero, invece, essere soddisfatte con i beni dell’eredità.

Nella vita di tutti i giorni accade molto di frequente che una persona decida di rinunciare all’eredità nella speranza di riuscire a sfuggire ai creditori. Purtroppo, tale scelta si rivela spesso sbagliata perché i creditori, in virtù del meccanismo spiegato sopra, possono aggredire comunque con successo i beni dell’eredità.

La rinuncia all’eredita parziale è possibile?

Una domanda ricorrente attiene alla possibilità di una rinuncia parziale eredità. La risposta in questo caso  è negativa. La legge vieta espressamente la rinuncia parziale all’eredità. La rinuncia parziale all’eredità è insanabilmente nulla e ciò vale anche per l’accettazione dell’eredità.

Questo divieto infatti è espressione del principio generale per cui l’accettazione dell’eredità costituisce un atto di adesione alla chiamata ereditaria (cioè all’offerta del patrimonio ereditario): al chiamato non è consentito di limitare gli effetti di tale adesione scegliendo quanto acquistare e quanto rifiutare, in quanto la chiamata implica l’offerta dell’eredità considerata nella sua interezza. L’unica deroga a tale principio è data dalla possibilità di limitare la propria responsabilità mediante l’accettazione dell’eredità con beneficio di inventario.

Rinuncia all’eredità: casi particolari

Rinuncia eredità automobili

Accade spesso che il de cuius lasci anche un veicolo tra i beni dell’eredità e molto spesso la persona che intende rinunciare all’eredità pensa che sia sufficiente rottamare il veicolo per essere considerata rinunciate senza alcun problema. Il punto è che secondo una parte della giurisprudenza anche la semplice rottamazione può integrare un’ipotesi di accettazione tacita. Esiste quindi il rischio che un creditore si faccia avanti per soddisfare le proprie pretese sul patrimonio del chiamato.

Per evitare ciò occorre procedere con istanza al Tribunale affinché nomini un curatore di eredità giacente che si occuperà di gestire il veicolo (magari rottamandolo o trasferendolo presso un deposito). Successivamente, per evitare che venga ancora richiesto il bollo auto, il rinunciatario potrà presentare al Pra, ai soli fini fiscali, una pratica di perdita di possesso per rinuncia all’eredità indicando gli estremi dell’atto depositato in Tribunale.

Rinuncia eredità polizza vita

Può accadere che un chiamato rinuncia all’eredità ma nel contempo sia beneficiario di una polizza vita stipulata dal defunto. Può l’assicurazione rifiutare il pagamento? No, essere contemporaneamente chiamato all’eredità (a cui si rinuncia) ma anche beneficiario di una polizza sulla vita non legittima il rifiuto della prestazione da parte della compagnia di assicurazioni.

Il diritto del beneficiario al pagamento dell’indennizzo da parte della compagnia di assicurazione è un diritto autonomo ed è estraneo alle regole della successione.

Il beneficiario acquista il diritto al pagamento dell’indennizzo in base al contratto di assicurazione che è estraneo alla successione (salvo lesione della quota di legittima relativa ai premi pagati o versati).

Quali sono le conseguenze fiscali e legali della rinuncia?

La rinuncia all’eredità è un atto che comporta significative conseguenze sia dal punto di vista legale che fiscale, meritevoli di attenta valutazione.

Dal punto di vista legale, la rinuncia implica che il rinunciante viene considerato come se non fosse mai stato erede, determinando la redistribuzione delle quote ereditarie tra gli altri eredi o, in assenza di questi, secondo quanto previsto dalla legge. Pertanto, i debiti e gli oneri connessi all’eredità non gravano sul rinunciante.

Sul fronte fiscale, invece, la rinuncia evita l’assoggettamento a tassazione delle quote ereditarie rifiutate; tuttavia, è fondamentale sapere che tale scelta può influire su eventuali agevolazioni fiscali previste per le successioni tra congiunti diretti.

Inoltre, la rinuncia deve essere espressa mediante atto pubblico o scrittura privata autenticata e presentata al competente ufficio delle entrate, entro termini precisi dalla legge per evitare implicazioni fiscali indesiderate. La decisione di rinunciare all’eredità deve essere meditata con cura, considerando tutti gli aspetti legali e fiscali collegati a questa scelta.

Conclusioni

Decidere se accettare o meno un’eredità può essere cosa non facile specie se si tiene conto che all’eredità possono avere interesse altri soggetti, tra cui i creditori del chiamato o quelli del de cuius.

Proprio per questa ragione è sempre consigliabile confrontarsi con professionisti qualificati per fornire assistenza in merito a problematiche successorie.

Su queste tematiche il nostro Studio Legale opera ormai da anni e proprio in virtù dell’esperienza maturata, siamo in grado di offrire assistenza e consulenza, online o in presenzain tutta Italia.

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Avv. Antonio Strangio

Avvocato per vocazione, sono appassionato di diritto delle successioni e diritto di impresa. Materie su cui si focalizza la mia attività professionale. 

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