avvocato per successione ereditaria

Articolo di Antonio Strangio

Se un erede si rifiuta di fare la successione? Ecco come fare

se un erede si rifiuta di fare la successione
avvocato per successione ereditaria
Articolo di Antonio Strangio

Se un erede si rifiuta di fare la successione? Ecco come fare

La gestione di una successione può diventare molto complessa quando uno degli eredi si rifiuta di collaborare non presentando la dichiarazione di successione o negando il consenso per sbloccare i conti del defunto. Questa situazione, tutt’altro che infrequente, può creare notevoli difficoltà e rallentare l’intero processo per la divisione dell’eredità.

Ma quali sono le contromisure legali a disposizione dei coeredi “collaborativi” per portare a termine la successione nonostante l’atteggiamento ostruzionistico di uno dei condividenti?

In questo articolo analizzerò gli strumenti offerti dall’ordinamento per tutelare i diritti e gli interessi degli eredi diligenti, senza permettere che la condotta omissiva o il rifiuto di cooperare da parte di uno dei chiamati all’eredità possa compromettere il buon esito della successione.

Vedremo come, con un po’ di pazienza e i consigli giusti, sia possibile tutelare gli interessi degli eredi senza permettere che l’atteggiamento di un singolo comprometta il buon esito della successione.

Se ti trovi a fronteggiare una situazione di stallo per via dell’opposizione di uno degli eredi, continua a leggere: troverai spunti e suggerimenti utili per affrontare al meglio la situazione.

Distinguere tra adempimenti successori e divisione ereditaria

Prima di procedere, però, è opportuno fare chiarezza su un punto che, nella mia esperienza, è spesso fonte di equivoci: la differenza tra l’espletamento degli adempimenti successori e la divisione dell’eredità.

Ottemperare agli obblighi successori significa rispettare le prescrizioni legali e fiscali, dichiarando i beni ereditati, versando le eventuali imposte dovute e sbloccando i conti correnti del de cuius.

La divisione ereditaria, invece, attiene alla concreta ripartizione dei beni tra i coeredi. Com’è facile intuire, la divisione può rivelarsi complessa in presenza di beni indivisibili, come gli immobili, o quando gli eredi non riescono a trovare un accordo.

Frequentemente, le due questioni si presentano intrecciate: quando un erede non vuole collaborare agli adempimenti successori, spesso emerge anche un problema nella spartizione dell’eredità. Tuttavia, non è sempre così. Occorre quindi essere precisi quando si afferma che un erede rifiuta di “fare la successione“.

La dichiarazione di successione

La normativa impone che, entro 12 mesi dalla scomparsa del de cuius, gli eredi presentino la dichiarazione di successione. Si tratta di un adempimento fiscale indispensabile per comunicare all’Agenzia delle Entrate l’avvenuto trasferimento dei beni dal defunto agli eredi.

Idealmente, la dichiarazione di successione dovrebbe essere presentata da tutti gli eredi. Pertanto, il rifiuto di uno di essi può generare complicazioni per gli altri. In primo luogo, l’inadempienza di un coerede espone gli altri al rischio di sanzioni da parte dell’Agenzia delle Entrate. Inoltre, aspetto ancora più rilevante, in assenza di una regolare dichiarazione di successione non sarà possibile sbloccare i conti correnti bancari e postali intestati al de cuius.

Quindi il rifiuto di un erede a collaborare alla successione può rappresentare un serio ostacolo per gli altri eredi.

La dichiarazione di successione: chi può presentarla?

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, la presentazione della dichiarazione di successione non richiede necessariamente il consenso di tutti gli eredi.

Infatti, questo adempimento fiscale può essere assolto anche da un solo erede, senza il placet degli altri. La ratio di questa previsione risiede nella natura obbligatoria e nella valenza pratica della dichiarazione di successione.

In presenza di situazioni che rendono difficile riunire tutti i chiamati all’eredità o raggiungere un accordo tra loro, è essenziale che la dichiarazione possa essere sottoscritta anche da un singolo soggetto.

La dichiarazione di successione è unica per l’intero patrimonio del de cuius e deve essere trasmessa per via telematica all’Agenzia delle Entrate. Non è ammessa la presentazione di dichiarazioni separate, nemmeno in caso di dissidi tra i coeredi. Questa caratteristica assicura una gestione accentrata e previene duplicazioni o inesattezze.

Un potenziale inconveniente di questa procedura è che l’erede che cura la dichiarazione è tenuto a versare l’intero ammontare delle imposte dovute al momento dell’invio. Ciò deriva dal fatto che il sistema telematico richiede l’addebito su un conto univoco, solitamente intestato al soggetto che firma la dichiarazione.

Naturalmente, l’erede che ha anticipato le imposte può poi rivalersi sugli altri coeredi per ottenere il rimborso pro quota delle somme pagate per loro conto.

Il consenso degli eredi per la gestione dell’eredità: quando è necessario e quando no

Addentrandoci nel cuore della questione, è fondamentale comprendere che nella gestione di un’eredità alcune operazioni richiedono il consenso unanime degli eredi, mentre altre possono essere compiute anche da un solo coerede, senza necessità di accordo con gli altri.

Vediamo in quali casi è indispensabile l’assenso di tutti gli eredi:

  • Vendita di un bene ereditato: per alienare un bene indiviso dell’asse ereditario, occorre il placet di tutti i coeredi. Il dissenso di un solo erede è sufficiente a bloccare la vendita, rendendo necessario ricorrere a una divisione giudiziale o a un’azione legale per sciogliere la comunione ereditaria.
  • Innovazioni su beni comuni: qualsiasi innovazione straordinaria (ad esempio, la costruzione di un ampliamento su un immobile) richiede il consenso unanime, poiché tali modifiche alterano la struttura o la destinazione del bene.
  • Sblocco dei conti correnti bancari intestati al de cuius: per ottenere lo sblocco e la liquidazione delle somme giacenti sui conti correnti bancari o postali del de cuius è necessario che tutti gli eredi siano d’accordo (a meno che il testamento non attribuisca il conto e le relative somme a uno o ad alcuni degli eredi).

Di contro, vi sono ipotesi in cui il consenso unanime non è richiesto:

  • Manutenzione ordinaria di un immobile: le spese per la manutenzione ordinaria (ad esempio, riparazioni di lieve entità o pagamento delle utenze) possono essere decise anche in assenza di accordo tra tutti gli eredi.
  • Affitto di un bene comune: un contratto di locazione di breve durata può essere deliberato dalla maggioranza dei coeredi, purché non pregiudichi i diritti degli altri. Tuttavia, per le locazioni di lungo termine, è necessario il consenso unanime.
  • Richiesta di divisione giudiziale: ciascun erede può promuovere una divisione giudiziale dei beni ereditari senza il consenso degli altri coeredi. In tal caso, tutti i coeredi devono partecipare al processo in qualità di litisconsorti.

Blocco dei beni ereditari: come gestire il disaccordo

Quando alcuni eredi si rifiutano di adempiere agli obblighi successori o di fornire il proprio consenso per operazioni che richiedono l’unanimità, il rischio principale è il blocco della gestione dell’intera eredità. In particolare, possono verificarsi situazioni di stallo se uno o più eredi:

  • Non vogliono presentare la dichiarazione di successione, adempimento fiscale obbligatorio per comunicare all’Agenzia delle Entrate il trasferimento dei beni dal defunto agli eredi;
  • Negano il proprio assenso alla vendita dei beni ereditati, operazione che richiede l’accordo di tutti i coeredi;
  • Non acconsentono allo sblocco e alla liquidazione delle somme giacenti sui conti correnti bancari o postali intestati al de cuius, altro atto che necessita del placet unanime degli eredi (salvo diverse disposizioni testamentarie).

Questi disaccordi possono paralizzare l’intero processo successorio, con conseguenze negative per tutti i chiamati all’eredità. In simili frangenti, non sarà possibile, ad esempio, alienare i beni ereditati o entrare nella disponibilità delle somme depositate sui conti del defunto.

Conseguenze del mancato accordo tra eredi

Il mancato accordo tra gli eredi può generare numerose difficoltà, bloccando beni e diritti ereditari e creando tensioni familiari. Le conseguenze non si limitano ai rapporti personali, ma includono anche:

  • Prescrizione dei diritti ereditari: gli eredi hanno termini precisi per accettare o rinunciare all’eredità. Se non si rispettano questi limiti, si rischia di perdere il diritto di reclamare la propria quota ereditaria, anche se spesso si pongono in essere attività che integrano comunque accettazione tacita dell’eredità.
  • Blocco dei conti bancari: fino a quando non viene presentata la dichiarazione di successione e non si raggiunge un’intesa tra gli eredi, i conti intestati al defunto rimangono congelati. Ciò impedisce l’accesso a fondi necessari per coprire spese urgenti, causando difficoltà economiche sia agli eredi che all’amministrazione del patrimonio.
  • Sanzioni per mancata dichiarazione di successione: la mancata presentazione della dichiarazione di successione comporta sanzioni che possono raggiungere il 240% delle imposte dovute, con interessi di mora crescenti.

Soluzioni per superare l’impasse

Quando non si raggiunge un accordo tra eredi e il disaccordo rischia di compromettere la gestione dell’eredità, è possibile ricorrere a diverse soluzioni in cui è essenziale l’assistenza di un avvocato:

  1. Negoziazione assistita: prima di avviare la mediazione, le parti possono affidarsi ai rispettivi avvocati per negoziare una soluzione stragiudiziale. Questo approccio, se condotto da professionisti specializzati in diritto successorio, può condurre a un accordo rapido ed efficace, preservando per quanto possibile i rapporti tra i coeredi.
  2. Mediazione: la mediazione è uno strumento fondamentale per risolvere le controversie ereditarie senza adire le vie legali. In questa fase, un mediatore esperto in materia successoria assiste gli eredi nel raggiungimento di un accordo soddisfacente per tutti, evitando i costi e i tempi dilatati della divisione giudiziale. È cruciale selezionare un mediatore qualificato, in grado di gestire sia gli aspetti giuridici che le delicate dinamiche familiari spesso implicate in queste situazioni.
  3. Divisione giudiziale: quando le alternative stragiudiziali non sortiscono l’esito sperato, per sbloccare la situazione può essere necessario ricorrere in giudizio.

La divisione giudiziale: procedure e tempi

Questa procedura, pur rappresentando una soluzione definitiva al disaccordo, richiede passaggi formali inderogabili:

  1. Prima di adire il Tribunale, è necessario inviare agli altri eredi una lettera formale di messa in mora, invitandoli a collaborare per superare lo stallo.
  2. Se il tentativo di composizione bonaria non va a buon fine, la legge impone alle parti di esperire la mediazione civile obbligatoria, nella speranza di raggiungere un accordo extragiudiziale.
  3. Solo se la mediazione fallisce, si può procedere con il deposito del ricorso presso il Tribunale competente, instaurando così il giudizio di divisione.

La procedura di divisione si avvia su istanza di uno degli eredi, con atto di citazione notificato a tutti i coeredi. Durante il processo, il giudice può disporre consulenze tecniche per stimare il valore dei beni e fornire indicazioni sulla loro gestione, specie se il patrimonio comprende cespiti complessi o indivisibili (immobili, aziende).

All’esito del giudizio, il Tribunale può stabilire:

  • L’assegnazione diretta dei beni a uno o più eredi, con eventuali conguagli in denaro;
  • La vendita all’asta dei beni non comodamente divisibili e la ripartizione del ricavato tra i condividenti.

Quanto ai tempi, la divisione giudiziale è una procedura piuttosto lunga, la cui durata varia in funzione della complessità del patrimonio e della cooperazione dei coeredi. Dopo il tentativo di mediazione (3-6 mesi), il processo può protrarsi da uno a cinque anni, specie se occorrono accertamenti tecnici o in presenza di conflitti particolarmente aspri.

Come prevenire problemi nella successione?

Non è affatto semplice rispondere a questa domanda. Sicuramente la legge offre alcuni strumenti che, se utilizzati bene, possono evitare (o, quantomeno, ridurre) il rischio di disaccordo tra eredi. 

Strumenti di pianificazione successoria

Tra i principali strumenti di pianificazione successoria per prevenire i conflitti tra eredi vi è, senza dubbio, il testamento

Con il testamento, per esempio, si può evitare che i beni ereditari cadano tutti in comunione ereditaria tra i chiamati all’eredità così evitando l’eventuale insorgere di conflitti. Questo si può fare, utilizzando, ad esempio, il legato. Ancora, con il testamento può essere direttamente il testatore a dividere l’eredità così evitando l’insorgere di contenzioso sulla ripartizione dei beni ereditari. 

Possono poi essere utilizzati strumenti più complessi per pianificare ed evitare conflitti tra eredi. Ad esempio, nel caso in cui in eredità cada anche un’attività di impresa, si potrebbe utilizzare il patto di famiglia. In altri casi, anche l’istituzione di un trust potrebbe essere una soluzione funzionale allo scopo. 

Ruolo dell’avvocato nella prevenzione dei conflitti

Fondamentale, in ogni caso, è affidarsi ad un legale di fiducia esperto in successioni che sappia consigliarti nello scegliere ed utilizzare il migliore strumento per la pianificazione successoria e la prevenzione dei conflitti. Ugualmente, in caso di conflitto già in essere, è determinante affidarsi ad un legale che abbia una reale e concreta esperienza nella gestione dei conflitti ereditari. Diversamente, affidandosi ad un legale generalista, si rischierebbe di sostenere ingenti spese senza ottenere alcuna utilità concreta.

Nella mia attività quotidiana, mi occupo di risolvere concretamente questa tipologia di situazioni e lo faccio fornendo assistenza in tutta Italia.

Se necessiti di una consulenza o assistenza per risolvere un conflitto tra eredi, può contattarmi cliccando sul bottone qui in basso.

Hai bisogno di una consulenza in materia di successioni?

avvocato per successione ereditaria
Avv. Antonio Strangio

Avvocato per vocazione, sono appassionato di diritto delle successioni e diritto di impresa. Materie su cui si focalizza la mia attività professionale. 

Argomenti

Leggi anche..